CNEWA Italia

Fari di speranza

ONE Magazine è la rivista ufficiale della Catholic Near East Welfare Association (CNEWA), pubblicata regolarmente dal 1974. Attualmente, i contenuti sono disponibili solo in inglese e spagnolo. Il presente articolo racconta come le opere sociali delle parrocchie ucraine stanno cambiando la vita delle persone in tempo di guerra.

Dal piano inferiore di una chiesa ancora incompiuta a Chortkiv si alza un canto solenne e profondo. Tra preghiere e inni familiari, la guerra che devasta l’Ucraina sembra lontana, mentre padre Volodymyr Zabolotnyi celebra la liturgia.

Al termine, alcuni anziani fedeli restano. Si avvicinano a una piccola cucina nella sala polifunzionale, che oggi accoglie anche le celebrazioni in attesa di completare il santuario principale dedicato ai nuovi martiri e santi del popolo ucraino. Indossano i grembiuli e si raccolgono attorno a un grande tavolo. È il momento di preparare i pierogi.

“I loro pierogi sono sempre buonissimi e non si sfaldano mai in pentola”, dice padre Zabolotnyi. Aggiunge che molte donne trovano “conforto in questo lavoro ripetitivo” della preparazione dei pierogi.

“Alcune di loro hanno figli o nipoti che prestano servizio al fronte. Senza qualcosa di significativo da fare, un luogo dove parlare, riflettere e sentirsi di nuovo utili, rischierebbero di perdere la ragione”, aggiunge.

Una parrocchia greco-cattolica ucraina a Fastiv, in Ucraina, ha aperto una panetteria inclusiva in piena guerra, per permettere a un giovane parrocchiano con sindrome di Down di realizzare il suo sogno di diventare pasticciere e offrire speranza alle persone con disabilità. “Mykyta è al centro”, afferma il parroco, padre Vitalij Martyniuk. “È lui la luce di questo luogo e colui che porta il bene a chi vi entra”.

Mentre lavorano, intonano inni; chi ha persone care al fronte alza ancor più la voce, premendo con maggiore forza e attenzione per sigillare l’impasto.

La preparazione dei pierogi è al cuore del ministero sociale della parrocchia, che ne offre grandi quantità all’ospedale locale per nutrire i soldati feriti in guerra durante la riabilitazione.

“I ragazzi mangeranno bene e guariranno più in fretta”, afferma padre Zabolotnyi, ricordando che quel giorno la parrocchia ha donato dieci chili di pierogi.

Il ricavato della vendita dei pierogi in città contribuisce invece alla costruzione della chiesa.

Dall’invasione russa su larga scala del 2022, oltre 100 parrocchie della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno acceso fari di speranza, avviando più di 70 progetti comunitari. L’iniziativa nazionale di Caritas Ucraina, il braccio caritativo della Chiesa, mira a rafforzare la resilienza locale, promuovere la solidarietà e tradurre in azione la dottrina sociale cattolica.

Hanna Homeniuk, responsabile del Programma di coesione sociale di Caritas Ucraina, racconta che otto anni fa queste iniziative erano “solo semi” ma col tempo “sono fioriti in lavanderie, panetterie, centri di assistenza sanitaria”. Luoghi dove l’amore si traduce in organizzazione concreta”.

Queste iniziative hanno cambiato profondamente le comunità locali, offrendo risposte concrete ai bisogni fondamentali delle persone, sempre nel rispetto della loro fede. I volontari, molti dei quali un tempo hanno ricevuto aiuto, seguono percorsi di formazione e ottengono certificazioni grazie ai donatori. Con il tempo, guidano raccolte di cibo, avviano piccole imprese e assumono ruoli di responsabilità come coordinatori di progetto e redattori di richieste di finanziamento.

Una donna compila dei moduli mentre altre persone attendono di ricevere una borsa.
Volontari Caritas accolgono gli sfollati ucraini alla stazione di Ternopil, offrendo calore e sostegno in un autunno segnato dalla guerra. (Foto di Konstantin Chernichkin)

Pur non essendo tutte a scopo di lucro, queste iniziative testimoniano concretamente uno spirito di servizio: i parrocchiani si fanno prossimi ai bisogni più urgenti e restituiscono dignità alle persone più vulnerabili.

Il programma è stato avviato nel 2016 come risposta alla guerra dei separatisti filorussi nella regione orientale del Donbas e alla successiva occupazione. Inizialmente ha raggiunto oltre 30.000 persone, ma si è ampliato dopo l’invasione russa su larga scala del febbraio 2022. Oggi il programma punta a sostenere le comunità lontane dal fronte, ad accompagnare l’inserimento degli sfollati e a realizzare luoghi di incontro dove possa crescere una convivenza pacifica.

La signora Homeniuk spiega che questi progetti contribuiscono anche ad attenuare le tensioni che possono sorgere tra chi ha prestato servizio al fronte e chi no, tra chi è rimasto sotto occupazione e chi è tornato dopo la liberazione. Per colmare queste fratture, Caritas unisce il dialogo facilitato al sostegno psicologico e pastorale, promuovendo una cultura della cura reciproca.

“Abbiamo costruito qualcosa di straordinario: una rete di persone che vogliono servire, che desiderano guarire e che aspirano a guidare un vero cambiamento” 

Anna Habelko, insieme al marito e al figlio, è fuggita dalla guerra a Kharkiv, nell’Ucraina orientale. Un treno di evacuazione guasto li ha lasciati bloccati a Ternopil con due valigie e senza un posto dove andare, finché qualcuno non le ha parlato del centro Caritas locale, dove sono stati accolti, ricevendo vestiti, conforto e dignità.

Per alleviare la sua ansia, soprattutto per le condizioni della madre rimasta a Kharkiv, la signora Habelko ha cominciato a fare volontariato. Si è unita al Progetto Guardaroba Sociale della Caritas di Ternopil, aiutando a smistare vestiti e altri beni donati per chi è in difficoltà.

“La gente portava di tutto, anche passeggini costosi”, ricorda. “I russi avevano distrutto la mia fiducia nell’umanità. Qui, invece, l’ho ritrovata”.

A Kharkiv, Anna lavorava come agente immobiliare. A Ternopil, un collega del posto l’ha aiutata a trovare casa e ha rifiutato la commissione. Toccata dal suo gesto disinteressato, Anna ha deciso di non chiedere compensi quando aiutava altre famiglie sfollate a cercare un alloggio. Ha scoperto così che il volontariato non era solo un diversivo temporaneo, ma una vera e propria ancora di salvezza. Ha scoperto anche un nuovo modo, più personale, di vivere il rapporto tra la Chiesa e la sua gente.

Molte famiglie sfollate dall’Ucraina orientale sono rimaste sorprese nell’incontrare per la prima volta la Chiesa greco-cattolica ucraina, racconta Alina Muts, vicedirettrice di Caritas Ternopil.

“Le persone hanno incontrato una Chiesa viva”, spiega. “Hanno scoperto un nuovo modo di pregare, una nuova comprensione di Dio e della liturgia”.

“Oltre a cibo e vestiti, chi è sfollato ha spesso bisogno di sentirsi parte di una comunità, di sicurezza emotiva e di sostegno spirituale”, aggiunge.

Per rispondere a questo bisogno, Caritas ha organizzato pellegrinaggi, visite culturali, gruppi di preghiera e ritiri spirituali, così da aiutare le persone a fare nuove amicizie, ambientarsi e sentirsi a casa.

Con il tempo, però, le parrocchie e i team di Caritas “hanno anche imparato a coinvolgere insieme chiesa, autorità locali e comunità imprenditoriale in iniziative significative”, aggiunge.

“Attraverso la comunicazione, la formazione sull’impresa sociale e la capacità di rispondere nei momenti di crisi, abbiamo costruito qualcosa di straordinario: una rete di persone che vogliono servire, che desiderano guarire e che aspirano a guidare un vero cambiamento”.

L’Eparchia greco-cattolica ucraina di Buchach si estende su un mosaico di villaggi e piccoli centri immersi nelle colline dell’Ucraina occidentale, ognuno con la propria parrocchia. Qui, dove le tradizioni sono profonde e le comunità molto unite, i semi della pastorale sociale erano stati piantati prima della guerra e hanno messo radici grazie a un lavoro paziente e costante, soprattutto quando, lo scorso aprile, più di 11.000 persone dall’Ucraina orientale vi hanno trovato rifugio.

Padre Roman Bronetskyi, direttore di Caritas Buchach e parroco della Chiesa del Sacro Cuore a Zalishchyky, è uno degli artefici di questa silenziosa trasformazione. Sei anni fa, lui e il suo team hanno iniziato a visitare le 300 parrocchie dell’eparchia, ascoltando, incoraggiando e aiutando comunità in gran parte anziane a riscoprire la loro capacità di servire.

“Per avviare un’iniziativa sociale, è fondamentale avere una parrocchia viva e un gruppo motivato, persone pronte ad agire”, afferma.

Donne al lavoro nella preparazione dei pierogi.
Olga Sigumbaeva e altre parrocchiane preparano pierogi nella cucina della chiesa di Chortkiv, destinati all’ospedale locale. (Foto di Konstantin Chernichkin)

“Ma ciò che di solito dà la prima spinta è il sostegno dei donatori e gli esempi ispiratori di altri. Quando i parrocchiani vedono una comunità vicina avere successo, ne traggono incoraggiamento e cominciano a generare le proprie idee. È così che nasce lo sviluppo reale”.

Nel piccolo villaggio di Hlibiv, i volontari della parrocchia di Sant’Onofrio — per lo più donne — hanno seguito il programma di formazione con Caritas e hanno iniziato a preparare dolci grazie a un piccolo finanziamento del programma di pastorale sociale.

“Ci riuniamo con le donne della parrocchia per pregare, preparare insieme biscotti e pasticcini e, prima delle principali festività, li consegniamo agli anziani e alle persone isolate, a chi ha bisogno di calore e attenzione”, spiega Hanna Stasyuk, vicedirettrice di Caritas Buchach.

“Non è solo cucinare. Ogni scatola porta con sé le nostre preghiere. È un atto d’amore”.

Le limitate opportunità di mercato nella zona rendono necessario un supporto aggiuntivo nella logistica e nel marketing affinché l’iniziativa possa crescere oltre le 30 famiglie coinvolte e diventare un’attività sostenibile. Per le donne del villaggio, però, fare dolci è più di un’impresa commerciale.

La pastorale sociale è “un ministero d’amore”, spiega la signora Stasyuk. “Significa condividere il proprio tempo, i propri talenti, il proprio cuore. Le persone percepiscono sempre quando sei autentico”.

“Spesso ci chiedono: “Quando partirà il prossimo progetto?” La gente ha visto come anche piccole iniziative possano unire, incoraggiare e ispirare”.

La Chiesa greco-cattolica ucraina conta meno parrocchie nelle regioni orientali e centrali del paese, dove la Chiesa era stata soppressa durante il periodo zarista. A Fastiv, vicino alla capitale Kyiv, la rinascita della Chiesa è iniziata nel 1996, cinque anni dopo l’indipendenza dell’Ucraina dalle ceneri dell’Unione Sovietica, quando a un sacerdote fu affidata una vecchia sauna municipale abbandonata per ricominciare da zero. Qui è stata fondata la Chiesa di San Demetrio il Grande Martire, che da allora ha prosperato.

Mykyta Dunaiev, un ragazzo di 23 anni con sindrome di Down, assiste come chierichetto mentre padre Vitalij Martyniuk celebra la Divina Liturgia. Il cigolio delle pesanti porte della chiesa annuncia ogni ingresso, creando correnti d’aria che minacciano di spegnere le candele tremolanti.

“L’Ucraina sta appena cominciando a sviluppare una cultura della consapevolezza e dell’inclusione delle persone con disabilità”, afferma padre Martyniuk, direttore di Caritas Fastiv. “La nostra società ha ancora molta strada da fare per imparare ad accogliere davvero chi ha disabilità”.

Quando Mykyta aveva 13 anni, un incendio distrusse la casa della sua famiglia. La parrocchia e il consiglio locale dei Cavalieri di Colombo aiutarono sua madre, Vira Proshina, a ricostruire la casa. Il ragazzo ha sempre amato cucinare e sognava di diventare pasticcere. Con la guida di padre Martyniuk e la fiducia incrollabile di sua madre, il giovane chef ha imparato a fare il pasticcere, ma le opportunità di lavoro erano poche.

“In una cittadina come la nostra, è incredibilmente difficile per le persone con disabilità realizzare il proprio potenziale”, spiega padre Martyniuk. “Spesso vengono lasciate ai margini della società”.

Da qui è nata l’idea di una pasticceria inclusiva — un luogo dove Mykyta Dunaiev potesse lavorare e, con il suo esempio, ispirare altri giovani con bisogni speciali.

Ma proprio mentre i volontari parrocchiali, con il supporto di Caritas Kyiv, si preparavano a lanciare l’iniziativa — un laboratorio di biscotti inclusivo chiamato Korzhyk, dal nome del tradizionale dolce locale — è scoppiata la guerra su larga scala. Il progetto è stato quindi posticipato fino ad aprile 2023.

Oggi, nonostante la guerra, le famiglie con bambini con bisogni speciali frequentano regolarmente Korzhyk, dove Mykyta Dunaiev conduce i laboratori di preparazione dei biscotti. Tiene un quaderno pieno di ricette preferite e spesso ne inventa di nuove.

Con l’aiuto di pasticceri esperti, pesa e mescola con cura gli ingredienti per biscotti, dolci e éclair, utilizza impastatrici e frullatori, prepara creme e farciture e assembla e decora ogni dolce con grande precisione.

“Sono così felice di poter lavorare, fare biscotti, guadagnare e aiutare mia madre”, dice, con la gioia di chi sa di essere utile.

Korzhyk è autosufficiente, ma per crescere servirebbe ulteriore supporto da parte di partner benefici. I piani prevedono, tra l’altro, di trasferirsi dal secondo piano di un edificio senza ascensore a un locale completamente accessibile. Padre Martyniuk afferma che questo rappresenterebbe il passo successivo più naturale.

L’impegno di CNEWA

Caritas Ucraina, l’organizzazione di servizi sociali delle chiese greco-cattoliche del Paese, trasmette ai volontari parrocchiali un profondo senso dell’insegnamento sociale cattolico, che costituisce la base del loro lavoro a fianco dei più vulnerabili. Con il sostegno della CNEWA, le squadre locali di Caritas forniscono a questi progetti gli strumenti necessari.

«Grazie alla preparazione e al costante supporto di donatori come la CNEWA, non devono partire da zero», spiega Olena Karnaukh, responsabile del coinvolgimento comunitario di Caritas Ucraina. La sua testimonianza dimostra che, quando fede e compassione incontrano struttura e supporto, anche le parrocchie più piccole possono generare un cambiamento significativo — persino in tempo di guerra.

Aiuta anche tu a portare speranza e sostegno alle comunità più vulnerabili in Ucraina: sostieni oggi il lavoro della CNEWA. Dona ora | CNEWA Italia

Il seguente articolo è stato tradotto dalla rivista ONE Magazine, lo puoi trovare in versione originale cliccando qui.

Post recenti

Scopri chi siamo e resta aggiornato sull'impatto del tuo supporto.

Nous constatons que votre préférence linguistique est le français.
Voudriez-vous être redirigé sur notre site de langue française?

Oui! Je veux y accéder.

Hemos notado que su idioma preferido es español. ¿Le gustaría ver la página de Asociación Católica para el Bienestar del Cercano Oriente en español?

Vee página en español

Condividi