Nota della redazione: Dall’inizio dell’invasione israeliana di Gaza, nell’ottobre 2023, le chiese della Sacra Famiglia (cattolica) e di San Porfirio (greco-ortodossa) hanno accolto sfollati di tutte le religioni. CNEWA ha sostenuto entrambe le parrocchie con pacchi di aiuti e fondi per programmi di supporto psicosociale. Oltre ai programmi per la salute materna e infantile, CNEWA sostiene anche l’ospedale Al-Ahli.
GERUSALEMME (OSV News) – Tre persone sono morte e diverse sono rimaste ferite, incluso il parroco, dopo l’attacco a metà mattina del 17 luglio contro la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza.
Sami El-Yousef, direttore esecutivo del Patriarcato Latino, ha riferito a OSV News che i feriti sono stati trasferiti all’ospedale Al-Ahli. Poco dopo ha confermato che due di loro, Saad Salameh e Fumia Ayyad, sono morti per le ferite riportate e verranno sepolti oggi nella chiesa greco-ortodossa di San Porfirio. Non si hanno ancora informazioni sulla terza vittima.
Papa Leone XIV ha inviato un messaggio al patriarcato per esprimere la sua vicinanza spirituale a tutta la comunità parrocchiale. Ha assicurato le sue preghiere per i defunti e per la guarigione dei feriti. Ha rinnovato l’appello per un cessate il fuoco immediato e ha invocato dialogo, riconciliazione e una pace duratura nella regione.
Il Patriarcato Latino di Gerusalemme ha confermato in mattinata i danni subiti dalla chiesa e le persone ferite. “La chiesa della Sacra Famiglia a Gaza è stata colpita questa mattina”, si legge nel primo comunicato.
In un secondo comunicato, il patriarcato ha condannato con forza l’attacco, definendolo una “una violazione flagrante della dignità umana e un’evidente profanazione della sacralità della vita e dei luoghi religiosi, che dovrebbero essere rifugi sicuri nei tempi di guerra”.

L’attacco ha distrutto ampie parti del complesso, costringendo all’evacuazione anche persone con gravi necessità mediche. Alcune hanno dovuto lasciare il luogo senza respiratori, mettendo a rischio la loro sopravvivenza.
“In questo momento critico, il Patriarcato ribadisce che le chiese sono fari spirituali e umanitari, al servizio di tutti senza discriminazioni”, prosegue il comunicato. “Si appella inoltre alla comunità internazionale e alle agenzie delle Nazioni Unite affinché forniscano protezione urgente alle istituzioni religiose e ai centri umanitari nella Striscia di Gaza, e garantiscano il rispetto del diritto internazionale umanitario, che proibisce il targeting di civili e luoghi di culto”.
In un comunicato su X, le Forze di Difesa Israeliane hanno dichiarato di essere “a conoscenza di quanto accaduto alla chiesa della Sacra Famiglia e delle vittime coinvolte” e che “le circostanze dell’incidente sono oggetto di verifica”.
Nonostante una lieve ferita alla gamba, padre Gabriel Romanelli è stato ripreso mentre posava la mano sulla fronte di un ferito portato via su una barella, in un video trasmesso dall’emittente Al-Arabiya. Due uomini lo accompagnavano; uno di loro aveva una fasciatura sul volto.
Le foto mostrano una parte del tetto vicino alla croce distrutta dal fuoco del carro armato, con segni di bruciature sui muri e finestre esplose.
“L’esplosione è avvenuta vicino alla croce sul tetto della chiesa, con schegge e detriti caduti sul cortile”, ha dichiarato Caritas Gerusalemme, aggiungendo che la chiesa è stata “colpita da un’esplosione”.
Due donne anziane che si trovavano nella tenda per il supporto psicosociale di Caritas sono rimaste ferite. Feriti gravemente anche tre giovani che stavano all’ingresso della chiesa.

Caritas ha spiegato che padre Romanelli, nei giorni precedenti, aveva invitato tutti a restare nelle stanze a causa dell’intensificarsi dei combattimenti.
“Se padre Gabriel non ci avesse chiesto di rimanere in casa, oggi ci sarebbe stato un massacro di almeno 50, 60 morti”, ha dichiarato un membro dello staff di Caritas.
“Ieri, la minaccia è diventata particolarmente grave a causa della presenza di carri armati israeliani vicino al complesso della chiesa e dei continui attacchi nelle immediate vicinanze”.
Prima dell’attacco del 17 luglio, il parroco della piccola comunità cristiana di Gaza aveva dichiarato in un’intervista a Vatican News che la popolazione era stremata dalla guerra e dalla grave carenza di cibo.
La situazione è in evoluzione.