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Un uomo spinge una carriola piena di oggetti; un bambino lo aiuta spingendo da dietro. Altre persone camminano accanto a loro nella stessa direzione.
La maggior parte dei palestinesi in fuga da Gaza City lo ha fatto a piedi, portando con sé tutto ciò che riusciva a trasportare. (Foto di Diaa Ostaz)

Il 13 ottobre la Terra Santa ha rivisto scene di gioia e sollievo. Dopo due anni di guerra incessante, i bombardamenti si sono fermati. Ostaggi e prigionieri hanno riabbracciato le loro famiglie. Chi ha perso padri e figli, madri e figlie, ora può dare loro sepoltura con dignità.

Il fragile cessate il fuoco porta un po’ di speranza a Gaza. Le famiglie si ritrovano. I convogli umanitari iniziano a raggiungere un paesaggio irreale, fatto di macerie. Per la prima volta dopo mesi, la gente osa sperare che l’incubo stia finendo.

Le ferite della guerra restano profonde. Gli sfollati che tornano verso ciò che resta delle loro case trovano solo macerie al posto dei quartieri un tempo pieni di vita. Innumerevoli famiglie piangono i propri cari. Migliaia di persone, compresi i cristiani rifugiati nelle Chiese della Sacra Famiglia e di San Porfirio, affrontano il peso immenso di ricostruire le loro vite tra cemento spezzato, vetri infranti, fili contorti — e resti umani — senza elettricità, acqua potabile o servizi igienici. E anche nel silenzio, resta la paura che la violenza ricominci.

Per la prima volta dopo mesi non cadono bombe, e la vita riprende a farsi spazio. I camion di aiuti riescono finalmente a entrare a Gaza e il prezzo della farina cala drasticamente, da 25 a soli 2 dollari al chilo. Medici e infermieri, operatori sociali e psicologi, sacerdoti e suore non smettono di curare, ascoltare, accompagnare e prendersi cura di chi soffre. La loro fede e il loro coraggio testimoniano che la speranza, anche fragile, può ancora nascere in mezzo alle rovine.

Eppure, il bisogno di tende, medicine e acqua pulita resta urgente.

Attraverso una rete di partner fidati a Gaza — dalle parrocchie locali all’Ospedale Al-Ahli Arab, dal Near East Council of Churches alla Spark Foundation — CNEWA-Pontificia Missione rimane accanto alla popolazione. Insieme, accompagniamo le famiglie nel difficile cammino di ricostruzione e le aiutiamo a ritrovare forza e speranza nella comunità.

Il tuo sostegno rende possibile tutto questo. Con il tuo aiuto possiamo trasformare un fragile cessate il fuoco in una vera possibilità di guarigione. Sostienici nel portare speranza, cure e dignità a chi oggi vive nella massima vulnerabilità.

Ogni gesto, anche il più piccolo, può trasformarsi in un dono immenso per chi è nel bisogno. Sostieni i nostri progetti con una donazione: insieme possiamo portare speranza e amore a chi ne ha più bisogno. Dona ora e fai la differenza nella vita di tanti.

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