“Cristo è risorto. È veramente risorto!”
Con queste parole, cariche di speranza pasquale, Papa Leone XIV ha aperto questa mattina, nell’Aula Paolo VI, la prima udienza giubilare dedicata ai partecipanti al Giubileo delle Chiese orientali.
In un clima di festa e raccoglimento, tra le bandiere dell’Ucraina, del Libano, dell’Iraq e di altri Paesi del Medio Oriente, si sono raccolti fedeli provenienti da numerose comunità orientali. A loro il Santo Padre ha voluto rivolgere un messaggio di vicinanza, ricordando il contributo insostituibile che le Chiese orientali offrono alla Chiesa universale.
Nel suo intervento, Papa Leone XIV ha ribadito il valore storico e spirituale dell’Oriente cristiano. Ha richiamato quanto detto da Papa Leone XIII nella lettera apostolica Orientalium dignitas del 1894 e da San Giovanni Paolo II nella Orientale lumen del 1995. Entrambi avevano sottolineato come in quelle terre abbia avuto inizio l’opera della redenzione e da lì si sia irradiata la fede cristiana nel mondo. Le Chiese orientali occupano infatti un posto unico nella vita della Chiesa universale: sono il contesto originario della Chiesa nascente e custodiscono tradizioni liturgiche antichissime, alcune delle quali utilizzano ancora oggi la lingua di Gesù. In questo senso, Leone XIV ha rinnovato l’invito a “custodire e promuovere l’Oriente cristiano, soprattutto nella diaspora”, chiedendo un impegno concreto al Dicastero per le Chiese Orientali affinché si possano definire linee guida utili a orientare i pastori latini nell’accoglienza e nel sostegno ai cattolici orientali emigrati, aiutandoli a preservare le proprie tradizioni e a valorizzarle nei contesti in cui oggi vivono.
Forte e chiaro è poi risuonato l’appello alla pace, già più volte ribadito dal Pontefice nei giorni scorsi. “E su tutto questo orrore, sui massacri di tante giovani vite, che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone, si staglia un appello: non tanto quello del Papa, ma di Cristo, che ripete: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). E specifica: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27)”. Una pace – ha precisato il Santo Padre – che non è il silenzio tombale dopo il conflitto, né il frutto della sopraffazione, ma un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita.
Questo appello si è accompagnato all’invito a garantire ai cristiani la possibilità concreta di rimanere nelle proprie terre d’origine, senza essere costretti alla fuga a causa della violenza e delle difficili condizioni di vita. Il Papa ha ringraziato quanti, spesso nel silenzio, lavorano ogni giorno per costruire percorsi di riconciliazione e speranza. Ha voluto inoltre incoraggiare quanti, in particolare in Medio Oriente, scelgono di restare nonostante le difficoltà, ribadendo l’urgenza di assicurare loro condizioni di vita sicure e dignitose, attraverso un impegno serio e condiviso da parte della comunità internazionale e della Chiesa.
Nel concludere il suo discorso, Papa Leone XIV ha rivolto un sentito ringraziamento ai fedeli provenienti dalle terre di Gesù, incoraggiandoli a essere testimoni luminosi del Vangelo. Li ha esortati a custodire con coraggio e coerenza la propria identità spirituale, resistendo a ogni forma di pressione mondana e divisione. “Continuate a brillare per fede, speranza e carità, e per null’altro”, ha detto, affidando loro il compito di essere luce nel mondo, a partire dalla ricchezza delle loro tradizioni e dalla forza della comunione.
Leggi qui il testo integrale del discorso di Papa Leone XIV.