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Un’ancora di salvezza

ONE Magazine è la rivista ufficiale della Catholic Near East Welfare Association (CNEWA), pubblicata regolarmente dal 1974. Attualmente, i contenuti sono disponibili solo in inglese e spagnolo. Il presente articolo racconta la storia di bambini siriani le cui famiglie, i quartieri, le scuole e le case sono stati devastati dalla guerra, ma che continuano a trovare aiuto e speranza.

Nicholas Nakoul può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Dopo anni passati a rimandare gli esami per evitare la leva militare, questa estate concluderà gli studi in economia all’Università di Damasco.

Fino all’8 dicembre, quando il regime di Bashar al-Assad è crollato dopo 24 anni, Nicholas aveva scelto di fallire apposta gli esami per restare iscritto all’università, come hanno fatto molti giovani uomini durante i 14 anni di guerra civile.

Oggi ha 24 anni e fa parte dei 150 volontari del Centro Don Bosco nel quartiere Al-Salihiya, a nord-ovest della città vecchia. Qui organizza attività sportive per i bambini e si occupa dell’amministrazione.

La sua famiglia vive a Jaramana, una zona economicamente in difficoltà. Come tante altre, frequenta regolarmente il centro gestito dai Salesiani di Don Bosco, la comunità fondata nel 1859 da San Giovanni Bosco per aiutare i giovani più poveri. Oggi i Salesiani sono presenti in oltre 130 paesi, compresi Medio Oriente, Africa nord-orientale, India ed Europa dell’Est.

Una donna siriana racconta come le organizzazioni della Chiesa hanno aiutato lei e i suoi figli dopo la morte del marito durante i 14 anni di guerra. L’arcieparchia melchita greco-cattolica di Damasco fornisce ogni mese un sostegno economico, aiuti d’emergenza e assistenza medica, senza distinzione di religione. Il Centro Don Bosco offre supporto materiale e spirituale ai giovani e alle loro famiglie.

Nicholas aveva solo 11 anni quando nel paese è esplosa la rivoluzione contro il governo, che si è poi trasformata in guerra civile, causando più di 650.000 morti secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. L’UNHCR stima che oltre 13 milioni di persone siano state costrette a fuggire, mentre la Rete Siriana per i Diritti Umani parla di centinaia di migliaia di arresti o sparizioni.

“È stato un incubo”, racconta Nicholas. “Ci ha spinti a considerare l’idea di lasciare il paese.”

Durante i primi mesi del conflitto, ha iniziato a frequentare il Centro Don Bosco per il catechismo e le attività settimanali.

“Quel posto mi ha cambiato la vita. Mi ha reso più socievole e consapevole della mia realtà quotidiana”, dice.

Sogna di lavorare in banca. Nonostante le poche opportunità nel mercato attuale, continua a sperare grazie al sostegno ricevuto dal centro, che resta un punto di riferimento per tante famiglie in ansia per il futuro della Siria.

“Tutti abbiamo una storia. Tutti abbiamo vissuto un miracolo.”

Il 27 novembre la Siria è entrata in una nuova fase. Il gruppo ribelle islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha lanciato un’offensiva di 12 giorni che si è conclusa l’8 dicembre con la conquista di Damasco. La famiglia Assad, al potere dal 1971, è fuggita.

Il comandante del gruppo, Ahmed al-Shara, ha assunto la guida del paese e promesso di ricostruire una società inclusiva. Nonostante le preoccupazioni legate al suo passato con Al Qaeda, ha assicurato le minoranze alawite, cristiane e druse che i loro diritti saranno rispettati.

Una donna con i suoi figli piccoli davanti a casa. Uno dei bambini tiene in braccio un gatto.
Jacqueline Jirjis e i suoi figli vivono a Bab Touma, il quartiere cristiano di Damasco. (Foto di Ahmad Fallaha)

Il 31 dicembre, prima di essere nominato presidente ad interim, ha incontrato in pubblico i leader cristiani del paese.

Secondo l’Agenzia europea per l’asilo, la popolazione cristiana in Siria è scesa da circa 2 milioni a meno di 450.000 dall’inizio della guerra.

Molti leader cristiani temono che il nuovo governo possa imporre una versione rigida della legge islamica, limitando la libertà religiosa. A marzo, nuovi scontri interni che hanno causato oltre mille morti hanno fatto temere una nuova guerra civile.

Ma il 13 maggio è arrivato un segnale positivo: il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato la sospensione delle sanzioni economiche contro la Siria, come richiesto da anni da leader religiosi e operatori umanitari.

Le sanzioni erano iniziate nel 1979 e si erano intensificate nel tempo, fino al Caesar Act del 2019. Questo prevede la possibilità di sospensione da parte del presidente, ma servono decisioni del Congresso per la rimozione definitiva. Al momento non è chiaro quanto durerà il processo.

Padre Antoine Mousleh, vicario generale dell’arcieparchia greco-melchita di Damasco, spiega che la Chiesa sta cercando di rassicurare le famiglie in questa fase delicata.

“In Siria viviamo da secoli insieme, con etnie e religioni diverse. È una società unica”, dice.

Nonostante molte famiglie stiano pensando di emigrare, per ora devono affrontare bisogni quotidiani, aggiunge. È presto per fare paragoni tra la vita sotto Assad e quella attuale.

Anni di conflitti, isolamento e il terremoto del febbraio 2023 hanno portato la Siria a una delle peggiori crisi socioeconomiche al mondo. Secondo la Banca Mondiale, il PIL è crollato del 54% tra il 2010 e il 2021 e la valuta si è svalutata del 141% solo nel 2023. L’inflazione ha raggiunto il 93%.

Un uomo riceve una scatola da un altro uomo.
Alcuni uomini distribuiscono aiuti alimentari coordinati dal Patriarcato melchita greco-cattolico. (Foto di Ahmad Fallaha)

Mancando lavoro regolare, molte persone sopravvivono vendendo benzina di contrabbando in bottiglie o rivendendo pane per strada.

La Chiesa greco-melchita, insieme alla Società di San Vincenzo de’ Paoli, aiuta ogni mese circa 320 famiglie con cibo, vestiti e medicine.

Tradizionalmente gli uomini provvedevano al sostentamento della famiglia, ma durante la guerra molti sono scomparsi, arruolati a forza o uccisi, lasciando migliaia di donne a capo delle famiglie.

Jacqueline Jirjis cresce da sola i suoi tre figli dal 2013, anno in cui dei militanti hanno rapito suo marito, Ghassan, insieme ad altri abitanti del loro villaggio, Maaloula. L’antico villaggio cristiano era finito sotto il controllo dell’esercito siriano, impegnato allora in combattimenti contro il Fronte Al Nusra, uno dei cinque gruppi islamisti che nel 2017 si sono uniti per formare il gruppo ribelle islamico H.T.S.

Il suo corpo è stato ritrovato vicino al confine con il Libano.

Da allora Jacqueline vive con i suoi tre figli in una stanza del quartiere cristiano di Damasco.

Sara e Sidra, oggi 16 e 11 anni, giocano sul letto a castello. Azar, 15 anni, siede sotto un’immagine della Madonna e una foto del padre. La vernice si stacca dai muri, gli oggetti sono ordinati sugli scaffali. I libri di scuola sono sul tavolino: i ragazzi sono appena tornati dalle lezioni.

Siriani festeggiano per le strade di Damasco il 13 maggio, dopo l’annuncio della revoca delle sanzioni statunitensi contro la Siria. (Foto di Ahmad Fallaha)

Jacqueline, 48 anni, racconta con le mani in grembo le difficoltà quotidiane. Riceve aiuti dalla Congregazione delle Religiose di Gesù e Maria, fondata in Francia da Santa Claudine Thévenet per servire i più vulnerabili.

“Mangiamo soprattutto verdure, la carne costa troppo”, dice, mentre prepara il pranzo nella piccola cucina all’aperto.

Azar sogna di diventare calciatore. Sidra vorrebbe insegnare. Sara vuole fare la traduttrice.

Le suore, inizialmente concentrate sui bambini, hanno iniziato a sostenere anche le madri. Lo scorso anno, al Hope Center fuori Damasco, le suore hanno iniziato a sostenere le donne con microprogetti per avviare attività di sartoria o ristorazione.

Circa 300 bambini e genitori frequentano anche il centro musicale delle suore a Jaramana.

“Quando curavamo i bambini con la musica, ci siamo accorte che in realtà erano i genitori ad aver più bisogno di guarire”, dice suor Insaf Chahine.

“Tutti hanno una storia. Tutti hanno vissuto un miracolo. Dio ci ha salvati tante volte.”

“Non possiamo restare in un angolo ad aspettare il futuro.”

Secondo l’UNICEF, l’85% delle famiglie in Siria fatica ad arrivare a fine mese. Oltre 7 milioni di bambini hanno bisogno di aiuto per latte, acqua, cibo, vestiti e materiale scolastico. Più di 2,4 milioni di bambini non vanno a scuola e oltre 7.000 edifici scolastici sono danneggiati.

Syria’s battered education sector also suffers from a teacher shortage, low teacher salaries and subsequently poor teaching.

Il sistema scolastico soffre anche per la mancanza di insegnanti, stipendi troppo bassi e conseguente scarsa qualità dell’insegnamento.

L’istruzione pubblica è gratuita, ma i costi per trasporti, quaderni e uniformi restano proibitivi per molte famiglie, spiega Marwa Alsharqawi del Consiglio Norvegese per i Rifugiati.

“Spesso le famiglie fanno i conti e decidono che non vale la pena mandare i figli a scuola.”

In questo contesto, il Centro Don Bosco di Damasco è diventato fondamentale. I Salesiani sono arrivati nel 1990 e hanno cercato di alleggerire il peso sulle famiglie, offrendo attività extrascolastiche, sport, arte, musica e catechismo.

Ogni fine settimana accolgono circa 860 bambini e 185 universitari. Durante gli esami, i ragazzi più grandi offrono ripetizioni in matematica, inglese, scienze e arabo.

“Le famiglie non riescono ad arrivare a fine mese, soprattutto perché molti genitori lavorano nel pubblico”, dice padre Miguel Ángel Condo Soto, uno dei quattro sacerdoti del centro.

Con lo stipendio svalutato, tanti genitori hanno trovato un secondo lavoro, ma questo lascia poco tempo per i figli.

“I giovani crescono senza sviluppare capacità familiari o sociali”, spiega padre Condo, boliviano, in Siria dal 2022. Il centro cerca di colmare queste lacune nello sviluppo psicologico e spirituale dei bambini.

A gennaio, Edward Bitar e Bassam Jarouj di Jaramana erano tra i tanti genitori in fila al centro per ritirare gli zaini scolastici.

“Durante questi 11 anni di guerra, l’unico posto che ha offerto qualcosa ai bambini è stato questo centro”, dice Bitar.

Padre Pedro Garcia, direttore del centro, sottolinea che, nonostante le incertezze, questo è un momento decisivo per i giovani.

“Incoraggiamo i ragazzi a essere protagonisti della propria vita”, afferma.

“Questo è un momento storico per il paese, ricco di opportunità. Non possiamo restare in un angolo ad aspettare il futuro: ognuno deve fare la sua parte.”

L’impegno di CNEWA

Dopo 14 anni di guerra civile, i bambini in Siria hanno bisogno di cibo adeguato, alloggi sicuri e scuole. Hanno anche bisogno di sostegno spirituale e psicologico per superare i traumi del conflitto.

Con l’aiuto della CNEWA, i programmi della Chiesa — come quelli raccontati in questo articolo — offrono spazi protetti dove bambini e giovani possono sviluppare le proprie capacità e crescere sul piano umano e spirituale. Le iniziative ecclesiali donano speranza per il futuro e alleggeriscono il peso che grava su famiglie segnate da oltre un decennio di violenze. Aiutaci a portare avanti il nostro impegno in Siria.

Ogni gesto, anche il più piccolo, può trasformarsi in un dono immenso per chi è nel bisogno. Sostieni i nostri progetti con una donazione: insieme possiamo portare speranza e amore a chi ne ha più bisogno. Dona ora e fai la differenza nella vita di tanti.

Il seguente articolo è stato tradotto dalla rivista ONE Magazine, lo puoi trovare in versione originale cliccando qui.

Rosabel Crean è una giornalista freelance che vive a Beirut. Collabora con testate come The Telegraph, The New Arab e New Lines Magazine, e realizza reportage per il settimanale cattolico The Tablet.

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