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“Notizie dal passato. Voci del presente”: Il mondo di San Nicola

La rubrica "Notizie dal passato. Voci del presente" offre uno sguardo su articoli pubblicati tempo fa sul magazine dell'associazione ONE, disponibile solo in inglese e spagnolo. Attraverso articoli selezionati, ripercorriamo temi di grande rilevanza che restano attuali ancora oggi. Nel seguente articolo parleremo di San Nicola, il vero “antenato” di Babbo Natale, che ha vissuto una vita molto diversa da quella del famoso Santa Claus che immaginiamo al Polo Nord.

Quando l’inverno porta con sé venti gelidi e il Natale si avvicina, tanti bambini in tutto il mondo pensano con gioia a un allegro vecchietto vestito di rosso, che abita tra i ghiacci del nord. Ma il vero San Nicola non aveva nulla a che fare con la neve o i paesaggi artici. Era un vescovo gentile e generoso, vissuto a Myra, oggi Demre, in Asia Minore, una regione che corrisponde all’attuale Turchia asiatica. La leggenda narra che sia nato a Patara, un porto affacciato sul Mediterraneo, dove da bambino giocava sulla spiaggia sotto un sole splendente, persino a dicembre.

Patara era una città vivace, cuore di una delle regioni costiere più importanti dell’Asia Minore, la Licia. Il suo porto era famoso in tutto il mondo antico: un imponente faro guidava le navi che ogni giorno attraccavano per caricare e scaricare merci provenienti dall’Egitto, dalla Spagna e dalla Grecia. La città ospitava anche un importante tempio dedicato ad Apollo, meta di pellegrini pagani che cercavano risposte dall’oracolo.

Della giovinezza di Nicola sappiamo poco, ma si racconta che fin da piccolo si distinguesse per la sua bontà, donando con generosità ai poveri. Crescendo, probabilmente durante i suoi studi di teologia, si trasferì a Myra, dove iniziò il cammino che lo avrebbe reso uno dei santi più amati della storia.

Alla morte del vescovo di Myra, i vescovi della provincia si riunirono per eleggere un successore. Incerti su chi scegliere, durante la notte sentirono una voce che diceva: “Il primo uomo che entrerà in chiesa domattina sarà il vostro nuovo vescovo”. All’alba, accolsero con gioia Nicola, il primo a presentarsi per la preghiera.

Ai tempi di Nicola, il cristianesimo si diffondeva con forza, ma la Chiesa dovette presto affrontare violente persecuzioni. L’imperatore Diocleziano, ispirato dalle parole dell’oracolo di Apollo a Didima, decise di sradicare quello che considerava un pericolo per l’impero. Nel 303, il sovrano, autoproclamatosi “Cesare Divino”, lanciò una feroce campagna contro i cristiani. Le chiese furono distrutte, i fedeli perseguitati e costretti alla fuga. Nicola stesso, secondo le testimonianze, fu imprigionato e torturato per non aver rinnegato la sua fede. Solo nel 313, con l’editto di Costantino il Grande, i cristiani riottennero i loro diritti, e con la diffusione del cristianesimo si accrebbe anche la fama di Nicola.

Nicola, pur nella sua semplicità e bontà, doveva essere una figura imponente e carismatica, un vero pastore per il suo popolo. Si dice fosse un predicatore così appassionato da attirare folle desiderose di ascoltarlo, in una terra già rinomata per i suoi oratori eloquenti. Una storia racconta di una madre che, nella fretta di correre a sentirlo predicare, lasciò i suoi bambini in una vasca posta sopra un fuoco acceso. Solo dopo essersi ricordata del pericolo, corse a casa in preda al panico, ma vi trovò i suoi figli salvi e illesi, protetti – così si dice – dalle preghiere di Nicola.

La bontà di Nicola risplende anche nella famosa storia delle tre figlie di un nobile caduto in miseria. Per salvarle dalla schiavitù o da un destino di degrado, Nicola lanciò di notte dei sacchetti d’oro attraverso le finestre aperte della loro casa, permettendo loro di avere una dote per sposarsi e iniziare una nuova vita. Si dice che proprio da questo gesto abbia avuto origine la tradizione di lasciare doni in segreto durante la Vigilia di Natale, una consuetudine che in passato veniva celebrata nella notte di San Nicola. Anche il simbolo delle tre sfere dorate che identificano le botteghe dei pegni rappresenterebbe quei tre sacchetti d’oro donati dal santo.

Per la sua generosità verso i più giovani, San Nicola divenne il patrono amato dei bambini. Ma anche studiosi, marinai e mercanti si rivolgevano a lui, certi della sua protezione. Molte storie raccontano dei miracoli attribuiti a Nicola, compiuti sia sulla terra che in mare. La sua fama si diffuse rapidamente, onorata sia dai Latini che dai Greci, che contribuirono a farla arrivare ben oltre i confini della sua terra natale. Migliaia di chiese furono a lui dedicate, e Nicola fu proclamato santo patrono ufficiale della Russia.

Oggi, anche se la devozione verso di lui resta viva, il mondo in cui visse è ormai svanito. Myra, oggi chiamata Demre, è un villaggio sonnolento dove lucertole corrono tra le pietre dell’antico teatro romano, ormai deserto. Sulle scogliere, le aquile attraversano gli ingressi scolpiti nella roccia, dove tombe elaborate giacciono dimenticate, e le statue dei Lici, scolpite nella pietra logorata dal tempo, restano immobili e silenziose. Patara, un tempo porto splendido e animato, è oggi una città fantasma: il suo porto è stato sommerso dai depositi di sabbia, e le rovine romane di templi e teatri si perdono lentamente tra le dune formate dal vento.

Eppure, alcune cose sono rimaste immutate. I cipressi si ergono ancora alti e scuri contro il cielo azzurro, e uomini e donne si riposano all’ombra polverosa degli alberi, accanto ai loro carretti trainati da asini o cavalli, proprio come ai tempi di Nicola. Vivaci fiori dai colori sgargianti spuntano accanto alle bianche pareti delle case, mentre i bambini del villaggio, figli e figlie degli abitanti di Demre, giocano nei pressi della chiesa dedicata al santo che loro chiamano Noel Baba, il “Padre del Natale”. Oggi la basilica è poco più di un rudere, ma i bambini saranno felici di mostrarvi la tomba spezzata da cui, secondo la tradizione, il corpo di Nicola fu trafugato nel 1087 da mercanti di Bari, in Italia. Pensare alla “tomba di Babbo Natale” potrebbe sembrare triste, ma non lo è. I bambini, con la loro vitalità, trasformano questo luogo in un posto vivo, ancora impregnato della memoria dei pellegrinaggi cristiani di un tempo.

Mentre vi allontanate dal tranquillo villaggio di Demre, saluterete i bambini con l’usuale augurio locale: “Vi affido a Dio”. E loro risponderanno con il tradizionale addio di queste terre: “Gule, gule! Andate con gioia!” Un augurio che racchiude perfettamente lo spirito del Natale e della terra che ha dato i natali al caro San Nicola.

Il seguente articolo è stato tradotto dalla rivista ONE Magazine, lo puoi trovare in versione originale cliccando qui.

Charles E. Adelsen, giornalista americano, vive a Istanbul e scrive spesso sul Medio Oriente.

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